
La legge della Chiesa è chiara: per essere eletto Papa basta essere uomo, battezzato e celibe.
Non serve essere prete. Non serve essere cardinale. Tecnicamente, potremmo essere tutti candidati. Nella realtà però le cose vanno in modo diverso.
Il tutto si sviluppa con il conclave, il momento in cui la Chiesa sceglie la sua guida, è un rito che unisce tradizione, strategia e isolamento. Un processo lungo, riservato e preciso. Che difficilmente lascia spazio alle sorprese.
Ecco come funziona, passo per passo.
Il trono vuoto
Tutto comincia con la sede vacante: quando un Papa muore o si dimette, la Chiesa resta senza guida. Il Camerlengo, figura chiave in questa fase, dichiara ufficialmente il vuoto di potere e distrugge l’anello del pescatore, il sigillo personale del pontefice. Durante questo periodo, il Collegio dei cardinali prende in mano la gestione ordinaria. Nessuna decisione di peso. Nessuna riforma. Solo l’amministrazione necessaria
Chi vota e chi no
La scelta del nuovo Papa è affidata ai cardinali con meno di 80 anni. Sono circa 120. Arrivano da tutto il mondo. Vengono convocati a Roma e alloggiano nella Domus Sanctae Marthae, all’interno del Vaticano. Non possono ricevere visite, telefonare o usare internet. Tutti i contatti con l’esterno vengono bloccati. La regola è semplice: silenzio, isolamento e preghiera. Almeno in teoria.
Il conclave comincia
Prima di chiudersi nella Cappella Sistina, i cardinali celebrano una messa solenne: “Pro eligendo Pontifice”. Poi entrano nella cappella, dove si svolgeranno tutte le votazioni. Appena tutto è pronto, il maestro delle cerimonie pronuncia una formula secca: “Extra omnes”. Fuori tutti. Le porte si chiudono. Il conclave comincia.
Regole e strategie
Da quel momento, i cardinali vivono tra due luoghi: la Cappella Sistina e la loro residenza. Nessun contatto con l’esterno. Si spostano a piedi, seguendo un percorso protetto. Votano due volte al mattino e due al pomeriggio. Scrivono un nome su una scheda, la piegano e la depositano nell’urna. Serve la maggioranza qualificata: due terzi dei voti. Su 120 elettori, ne servono almeno 80. Se dopo 33 votazioni non si arriva a un risultato, si restringe il campo: solo i due nomi più votati vanno al ballottaggio. Ma anche in quel caso servono sempre due terzi. In questi giorni si parla, si prega, ma anche si tratta. I cardinali si confrontano, cercano equilibri, pesano le diverse sensibilità dentro la Chiesa. Il futuro del pontificato si costruisce anche così.
La fumata
Ogni scheda viene bruciata dopo il conteggio. Il fumo che esce da un piccolo comignolo indica se l’elezione è andata a buon fine. Fumata nera: nessun Papa eletto. Fumata bianca: c’è un nuovo Pontefice. Per evitare equivoci, si usano sostanze chimiche per rendere il fumo chiaramente riconoscibile.
Habemus Papam
Quando un cardinale riceve i voti necessari, gli viene chiesto se accetta. Se dice sì, sceglie un nome da Papa. Poi entra nella stanza delle lacrime, una piccola sacrestia dietro l’altare della Cappella Sistina. Lì indossa per la prima volta la veste bianca. Dopo pochi minuti, il cardinale protodiacono si affaccia alla loggia di San Pietro e pronuncia la formula: “Habemus Papam”. Il nuovo Papa compare, saluta la folla, benedice la città e il mondo.
E quindi, chi può diventare Papa?
Sì, in teoria chiunque. Ma nella pratica, viene sempre scelto un uomo che conosce bene la Chiesa, che ha esperienza dentro le sue strutture e che ne condivide i codici. Un cardinale. Magari poco noto, magari inaspettato. Ma sempre interno. L’ultimo Papa non presente al conclave fu Adriano VI, nel 1522. L’ultimo Papa non sacerdote fu Leone IX, eletto nel 1049, ma poi ordinato vescovo subito dopo. Insomma: tecnicamente chiunque, davvero. Ma alla fine, il conclave è una scelta che resta “in casa”.
