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PIGNATARO MAGGIORE – Ri-fiorire nel cuore del disastro: l’attualità della poetica di Peppe Rotoli a dieci anni dalla sua scomparsa

3 mesi fa
verrico

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di Miriam Mercone

Se è vero che le parola poetica fonda una visione del mondo allora è della visione e dello sguardo, ancora cosi lucido, di Peppe Rotoli che ieri si è discusso a dieci anni dalla sua scomparsa nella sala dell’associazione della musica- gremita- per la presentazione della preziosa antologia dal titolo Fremiti e Fermezza. A tessere la trama e riannodare i fili di un percorso poetico lungo più di un decennio, un dialogo serrato tra Fabio Pusterla, poeta di grande rilievo nel panorama letterario contemporaneo e il poeta pignatarese Giovanni Nacca che, intrecciando temi di grande respiro agli eventi della vita di Peppe Rotoli e alla sua poetica, agli autori da lui amati , hanno restituito alla comunità la più rilevante manifestazione culturale tenutasi a Pignataro da decenni. Con grazia ed eleganza, Katia Mercone ha prestato la voce alle poesie di Peppe Rotoli e suggestivi intermezzi musicali di Pietro e Renato Nacca hanno scandito il ritmo della serata. Non una semplice commemorazione, né una banale e retorica presentazione, ma il tentativo di interrogare e dialogare con l’opera del poeta, che mai smette di sollecitarci e di far vibrare dal profondo le contraddizioni e le tensioni che come un fiume carsico scorrono all’interno della nostra comunità. Lo sguardo tagliente del poeta continua a porci domande sul senso del nostro stare insieme, sul senso dell’attaccamento a questa terra, grembo di madre al contempo accogliente e feroce, sul senso di restare e di abitare il cuore pulsante del disastro. Il disastro ambientale e disastro morale di una comunità provinciale troppe volte divorata e lacerata dal potente veleno dell’individualismo più sfrenato. La partecipazione commossa e attenta di così tante persone, è forse il segno dell’urgenza di ri-fondare e far ri-fiorire una comunità di senso, di valori e di memoria condivisa. Il filosofo francese Emmanuel Lèvinas, considerava il dis-astro come una possibilità di staccarsi per un attimo dalla fissità dell’invidualismo e dell’egocentrismo, dall’ arroccamento su di sé stessi e di accogliere il volto dell’Altro uomo e la responsabilità per lui. Ecco, forse è questo che l’opera di Rotoli, con altre immagini e altre parole, a distanza di tanti anni dalla sua morte, non smette di dirci e non smette di farci sperare.

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