
Nelle ultime ore si è parlato molto del funerale di Luigi Magrino, il 31enne ucciso a Mondragone dall’imprenditore Giancarlo Pagliaro. Al centro delle polemiche, il parroco di Cellole don Lorenzo Lancella, accusato da alcuni di volersi rifiutare di celebrare le esequie. Ma i fatti sono diversi. Don Lorenzo ha semplicemente seguito le regole della Chiesa, come è previsto in casi simili. La figura di Magrino, infatti, era già apparsa più volte sui media per presunti legami con ambienti della criminalità organizzata. In particolare, sulla sua pagina Facebook era visibile un noto boss dei casalesi come immagine del profilo, e circola anche un video in cui Magrino bacia un altro boss noto di Mondragone. In situazioni del genere, quando si ipotizza un legame con la camorra, il parroco non può agire da solo. Deve chiedere il permesso al Vescovo. Monsignor Cerulli, a sua volta, ha coinvolto la Prefettura, come previsto dai protocolli. Le autorità, in questi casi, possono vietare funerali pubblici in chiesa per motivi di ordine pubblico. Ottenuto l’ok, Don Lorenzo ha svolto il suo ruolo senza esitazioni. Nessun rifiuto personale, nessuna presa di posizione politica o morale. Solo l’applicazione delle regole che la Chiesa segue da anni nei territori dove la criminalità organizzata cerca visibilità anche nei momenti di lutto. Va ricordato anche che Magrino non era residente a Cellole, ma a Formia. La scelta di celebrare il funerale a Cellole è stata dettata da motivi familiari, ma questo non cambia le procedure da seguire in casi delicati come questo.