
In una città che vive all’ombra della sua Reggia, ma muore ogni giorno per ciò che non è più in grado di amministrare, anche gli ausiliari del traffico diventano simboli. Simboli di un disordine che non riguarda più solo la viabilità, ma la dignità.A Caserta, gli ausiliari del traffico dipendenti della società K-City non ricevono lo stipendio da mesi. Hanno ricevuto un anticipo, come si concede l’elemosina a chi non ha voce. Eppure la loro protesta non è solo un grido di fame, è un altro tassello nel complicato puzzle dei disservizi che un’amministrazione corrotta, sciolta per infiltrazioni camorristiche, ha lasciato in eredità.Sì, perché il Comune di Caserta è stato sciolto per camorra. Non una leggenda, non un sospetto: un decreto. Una carta strappata alla base di un castello che sembrava solido e invece era fragile. E ora tutto crolla. Crollano i servizi, le retribuzioni, la fiducia. Crolla l’idea stessa che un lavoratore debba essere pagato per il proprio lavoro.La città è rimasta senza governo e senza vergogna. La reggia barocca splende, ma attorno è un deserto di incuria e burocrazia. Gli ausiliari, che ogni giorno regolavano il traffico come metronomi invisibili del vivere urbano, sono ora fermi come semafori rotti, osservano, aspettano. Nessuno li ascolta.La protesta, raccolta da sindacati come la SEAL-Confsal, ha portato in piazza Vanvitelli la fatica di chi serve e viene abbandonato. Il sindaco, prima dello scioglimento, prometteva incontri. Ora non c’è nemmeno più l’interlocutore. Solo commissari straordinari e carte bollate, mentre il traffico continua, sordo a tutto.Caserta non è più solo “la città della Reggia”. È il simbolo di un’Italia dove la bellezza resiste, ma la giustizia abdica. Dove il decoro è lasciato ai monumenti, e il degrado agli uomini.Chi si occupa delle strisce blu, oggi, chiede solo di essere visto. Di essere pagato. Di essere umano. Ma in una città amministrata come un debito, anche la speranza è diventata un’infrazione.
