San Castrese: La vita è piena di ostacoli, ma qui, in vicolo fosso cieco, nemmeno la morte concede una via di uscita. Un uomo di 99 anni è venuto a mancare, ma il vero problema è un altro: come far uscire la sua salma? Da mesi, il vicolo è bloccato a causa di un crollo di una palazzina che ha diviso il paese in due tronconi. Chi vuole rendere l’ultimo saluto al defunto deve improvvisarsi scalatore, attraversando cortili privati, scavalcando muretti o cimentandosi in percorsi degni di una gara di sopravvivenza. In confronto, le peripezie di Fantozzi sembrano una passeggiata di salute. Di fronte a questa assurdità, qualcuno ha trovato una soluzione creativa: il manifesto funebre non è stato affisso davanti alla casa del defunto, come da tradizione, ma su una parete vicina, proprio in uno degli accessi “abusivi” da cui bisogna passare per entrare nel vicolo. Una segnaletica alternativa, quasi un avvertimento per chi si chiedesse se valga la pena avventurarsi nel labirinto burocratico di San Castrese. Ma il vero nodo resta il funerale. Non si tratta solo di stabilire un orario per la cerimonia, ma di capire come far uscire la bara. Bisognerà calarla dal tetto? Passare da un balcone? Oppure aspettare che qualche burocrate trovi una soluzione sulla carta e la chiami “risolutiva”? Nel frattempo, le istituzioni tacciono, i tecnici scuotono la testa e i residenti si domandano se “Fosso Cieco” sia solo il nome della strada o un’amara metafora della situazione. Un uomo di 99 anni se n’è andato. A lui va il cordoglio di tutta la comunità, che oggi piange non solo la sua scomparsa, ma anche l’umiliazione di non poterlo accompagnare degnamente. Il rispetto si dimostra con i fatti, ma qui un uomo è morto… e nemmeno da morto può andarsene in pace.

SESSA AURUNCA: San Castrese, nemmeno la morte apre un varco. Strada chiusa, bara bloccata: l’ultimo saluto diventa un’odissea
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